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Il suo nucleo fortificato "a cupola", aspro ed inaccessibile, esempio lampante del fenomeno dell' "incastellamento" del periodo di costituzione dello Stato Pontificio, fu originariamente chiamato "Castelforte" e poi Monte S.Giovanni Campano per la continua indicazione del nome "Montis Sancti Johannis" nelle Bolle Pontificie inviate ai Vescovi di Veroli per la conferma della dipendenza della Chiesa di San Giovanni Battista ed Evangelista alla Diocesi.

Il termine "Campano" si aggiunse per distinguerlo dall'omonimo centro nel reatino. Il Castello ducale, feudo dei Conti d'Aquino (oggi ben conservato e visitabile), poteva ospitare comodamente e funzionalmente un presidio di settecento militi; le due torri, una quadrata e l'altra pentagonale rappresentano una struttura militarmente perfetta per l'eliminazione di angoli morti. Nel 1243 San Tommaso d'Aquino vi fu rinchiuso per due anni dai suoi familiari per impedirgli di intraprendere la carriera ecclesiastica.

Durante la prigionia compose i suoi due primi scritti filosofico-scientifici "De Fallacis" e De Propositionibus Modalibus". La stanza occupata dal Santo fu in seguito trasformata in Cappella. A lungo una delle più efficienti ed imprendibili fortezze del Lazio, il paese subì gravi danni solo nel 1495 con l'attacco delle truppe di Carlo VIII di Francia, durante la sua discesa in Italia alla conquista del Regno di Napoli.


 
 
 

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